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Profilo biografico: Carlo Farini

Carlo Farini M
27/02/1895, Ferrara (FE), Italia
30/01/1974, Roma (RM), Italia
Nasce a Ferrara il 27 febbraio 1895. Pubblicista. Comunista. Discende da una famiglia romagnola che ha dato al Risorgimento e al movimento repubblicano esponenti di rilievo. Nel 1903 segue la famiglia nel trasferimento a Terni, dove il padre Pietro - esponente socialista - è chiamato a dirigere una farmacia cooperativa e il giornale «La Turbina». Nel 1907 inizia la sua militanza all'interno delle organizzazioni del movimento operaio, con l'iscrizione al Partito socialista, concessa - nonostante la giovane età - a seguito dell'attività svolta nella mobilitazione operaia in risposta alla lunga serrata messa in atto dalla Società Terni. Con la fondazione della Federazione giovanile socialista (Fgs) la sua attività politica si svolge soprattutto all'interno di questa organizzazione. Nel 1914, trovandosi in Romagna, partecipa attivamente alle agitazioni della «settimana rossa». A seguito di ciò è condannato a due anni di carcere; la condanna viene però estinta in seguito ad amnistia. A Terni, nel periodo che precede l'intervento italiano nel primo conflitto mondiale, è uno dei protagonisti della mobilitazione contro la guerra. È, tuttavia, chiamato alle armi, e deve partecipare al conflitto. Nel dopoguerra, tornato a Terni, è nominato segretario della Fgs umbra. Nel 1920 aderisce alla frazione comunista ed è presente al Convegno della frazione, tenutosi a Imola. Al Congresso socialista di Livorno, nel 1921, è tra gli scissionisti e partecipa alla fondazione del Partito comunista d'Italia (Pcd'I). Contro la violenza del nascente fascismo diviene, a Terni e in Umbria, uno dei promotori degli Arditi del popolo. Al Convegno nazionale del movimento, tenuto a Roma nel luglio 1921, viene nominato comandante regionale per l'Umbria. È però costretto a lasciare tale carica in seguito alla diffida pronunciata dall'esecutivo del partito comunista contro i militanti che partecipano alle formazioni degli Arditi del popolo. Per sfuggire alle persecuzioni fasciste si trasferisce a Roma, dove il Partito lo incarica di organizzare e dirigere i numerosi profughi comunisti che arrivano nella capitale dalle varie regioni italiane. A ridosso della marcia su Roma partecipa al tentativo di organizzare una mobilitazione di massa contro il fascismo. Nominato membro del Comitato esecutivo della Federazione comunista romana, nel 1923 dirige, insieme ad Antonio Gigante, il grande sciopero degli edili svoltosi nella capitale. Successivamente, nel periodo dell'Aventino, organizza manifestazioni popolari contro il fascismo. Nel 1924 è delegato della Federazione romana alla Conferenza nazionale del Pcd'I, tenutasi a Como, dove sottoscrive la mozione di minoranza, firmata da molti esponenti della cosiddetta destra del partito. In tale periodo si fa promotore della stampa e diffusione clandestina di diversi numeri del foglio «Il Comunista». Nel febbraio 1925 viene arrestato insieme ad altri dirigenti comunisti; è rilasciato ad agosto in seguito ad amnistia. Ripresa l'attività politica, gli viene affidata la responsabilità della Sezione agraria dell'organizzazione comunista. Nel 1926 la direzione del Partito decide di farlo espatriare clandestinamente insieme ad Armando Fedeli. Dopo aver frequentato a Mosca la Scuola leninista internazionale, nel 1928 è inviato in Francia, dove dirige il Soccorso rosso italiano. A causa di contrasti avuti con dirigenti del partito, è rimosso dall'incarico e mandato a svolgere attività di agitazione e propaganda a Nizza. In questo periodo viene nominato membro della segreteria dei gruppi comunisti delle Alpi marittime e chiamato a far parte del Comitato regionale del partito comunista francese. Nel 1933 torna a Mosca, dove - essendo sottoposto ad inchiesta da parte dell'organizzazione comunista italiana - è inviato a lavorare in una fabbrica di automobili a Gorki: dapprima è impegnato nella direzione politica del «Club degli stranieri della fabbrica» e successivamente - permanendo la sua situazione di difficoltà all'interno del Partito - viene destinato a svolgere il lavoro di semplice operaio. Nel 1936, andando a soluzione i suoi problemi di carattere politico con l'organizzazione, è richiamato a Mosca, dove viene impiegato nella Sezione biblioteca dell'Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin e poi nella Biblioteca dell'Accademia delle Scienze. Nell'aprile 1937 è chiusa favorevolmente l'inchiesta nei suoi confronti. Pertanto, nel maggio successivo, viene accolta la sua richiesta di raggiungere la Spagna per combattere a difesa della repubblica. Invece di essere inviato, secondo la sua volontà, al fronte, viene destinato a dirigere - prima a Valencia, poi a Barcellona - le trasmissioni in lingua italiana di Radio Libertà. Nel luglio 1938 gravi motivi di salute lo costringono a tornare in Francia. Arrestato nel 1940, è internato nel campo di concentramento di Vernet. Nel gennaio 1942 è tradotto in Italia e condannato a cinque anni di confino da scontare nell'isola di Ventotene. Liberato nell'agosto 1943, si reca a Genova presso il fratello Ferruccio. Sorpreso dagli avvenimenti successivi all'8 settembre nella città ligure, partecipa attivamente all'organizzazione dei primi nuclei di partigiani. In seguito è nominato comandante regionale delle Brigate Garibaldi della Liguria e, dopo l'unificazione del movimento partigiano nel Corpo volontari della libertà, fa parte del Comando militare unificato della Liguria, in qualità di vicecomandante. Nel marzo 1945 è uno dei membri del Triumvirato insurrezionale ligure (per l'attività svolta nel corso della lotta di liberazione verrà decorato di medaglia d'argento al valor militare). Liberato anche il Nord-Italia, la direzione del partito comunista lo chiama a Roma per fargli dirigere l'Unione Editrice Sindacale Italiana. Deputato all'Assemblea costituente, viene di nuovo eletto in Parlamento nel 1948 e nel 1953. A Terni, oltre ad essere eletto consigliere comunale nel 1946, ricopre l'incarico di segretario della Federazione provinciale comunista. È membro del Consiglio nazionale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna (Aicvas), della Presidenza onoraria dell'Associazione italiana perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia), e presidente dell'Istituto storico della Resistenza di Imperia. Muore a Roma il 30 gennaio 1974.

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Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 1962, ad nomen; Asisuc, Anpi Terni, Resistenza/Liberazione, b. 10, fasc. 6; Archivio Raffaele Rossi, Autobiografia di Carlo Farini; Aicvas, Scheda biografica; Francesco Andreucci - Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, vol. II, Editori Riuniti, Roma 1976, ad indicem; Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, a cura di Pietro Secchia, vol. II, La Pietra, Milano1971, ad vocem; Raffaele Rossi, Armando Fedeli Carlo Farini: dal socialismo umbro al «partito nuovo», Quaderni della Regione dell'Umbria, Perugia 1979; Patrizia Salvetti, Farini Carlo, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 45, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma 1995; Maria Selina Ametrano e Arnaldo Perrino, Costituenti dall'Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Perugia, Isuc; Foligno, Editoriale Umbra, 2008, p. 148 - See more at: http://www.antifascismoumbro.it/personaggi/farini-carlo#sthash.5mnYiP70.dpuf


Luciana Brunelli, Gianfranco C
21/01/2016
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Come citare questa fonte. Farini, Carlo  in Archos Biografie [IT-BP846]
Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019