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Fascicolo: Processo contro Almasio Giuseppe (RG. N. 27/1946)

C00/00962/01/02/00025
Processo contro Almasio Giuseppe (RG. N. 27/1946)
Processo contro Almasio Giuseppe (RG. N. 27/1946)

Organo giudicante: Corte d’Assise di Torino – Sez. 1ª Speciale
- Presidente: Dott. G. Battista Bruno
- Giudice a latere: Dott. Olivero
- Giudici popolari: Alessandro Crosetto, Ottorino Agostinelli, Antonio Lanfranco, Emilio Ticciati, Marino Marini

Procura della Repubblica di Torino: PM: Dott. Ettore Moscone

Imputati:
n. 1: Giuseppe Almasio

Parti lese:
10 (4 uomini, 6 donna); tipologia (status): 8 civili, 2 renitenti alla leva (non identificati): Angelo Bertolino, Iolanda Barbero, Emilia Lattanzi, Maria Ioli in Valente, Sergio Bert, Rosa Franco, Alba Bert, cognata di Sergio Bert.

Principali fatti contestati nel processo:
- Data e luogo del fatto: dall’8 settembre 1943 alla Liberazione, provincia di Torino e nello specifico a Foglizzo (TO)
- Tipologia: collaborazionismo politico, rastrellamento, delazione, partecipazione a interrogatori; altro delitto artt. 110-625 cp.
- Descrizione sintetica: accusato di collaborazionismo come fascista repubblicano per aver collaborato spontaneamente con la polizia nazifascista e svolto attività tendente alla persecuzione di partecipanti al movimento di liberazione anche mediante interrogatori di arrestati politici mentre erano sottoposti a percosse e minacce; per aver segnalato Iolanda Barbero e Maria Valente come favoreggiatrici dei partigiani, costringendole così a pagare una somma di denaro per evitare la deportazione in Germania; per aver partecipato a operazioni di rastrellamento; accusato di aver approfittato della situazione creata dal fascismo e, in concorso con membri non identificati del presidio militare nazifascista, di aver costretto Sergio Bert a fermare l’attività del suo laboratorio e a consegnargli delle merci dietro minaccia di denuncia come favoreggiatore di partigiani, e di essersi procurato un ingiusto profitto con la vendita delle merci.

Denuncia:
- Tipologia: individuale
- Data: 06.08.1945
- Autorità ricevente: Questura di Torino
- Nominativo / Autorità denunciante: Amalia Genova
- Tipologia denunciante: familiare imputato (moglie)
- Sintesi denuncia: dichiara di aver sposato Almasio nel 1934, ma sono sempre stati divisi e lui non ha provveduto a lei e ai figli; non conosce la provenienza del poco denaro che talvolta Almasio le ha dato; sa che nel 1936 fingeva di essere un medico in una clinica dove rubò un microscopio. Dichiara che Almasio si arruolò nella Milizia nel 1936 o 1937 e divenne sottotenente. In seguito si arruolò nella BN di Chiavari di cui era tenente, e si recava spesso in Liguria per prendere parte a rastrellamenti. Almasio diceva di essere amico di Pavolini e Spiotta. Nel 1944 quando Genova e Almasio erano sfollati a Foglizzo, Almasio e il segretario comunale di Foglizzo, poi giustiziato dai partigiani, fecero andare a Foglizzo un gruppo di fascisti dall’Albergo Nazionale di Torino per operare dei rastrellamenti. La casa di Almasio era un deposito di armi. Quando Almasio capì che a Foglizzo lo volevano giustiziare, obbligò con minacce e percosse la moglie a seguirlo a Milano dove ogni 15 giorni portava a casa della farina. A Foglizzo Almasio minacciava i contadini, controllava i documenti e minacciava di incendio il paese se qualcuno gli avesse fatto del male. Costrinse il proprietario della ditta di pigliamosche di Foglizzo a consegnargli della merce che rivendette per 25.000 lire perché aveva scoperto che un partigiano lavorava presso la ditta senza regolare libretto. Dichiara che Almasio è ricercato anche a Milano, Chiavari e Lavagna e che a Lavagna i genitori sono stati trattenuti e la loro casa è stata sequestrata per costringere Almasio a presentarsi. Dichiara che Almasio le ha detto di aver fatto arrestare un uomo di nome Betti, proprietario di un ristorante, a Lavagna nel 1944.

- Tipologia: individuale
- Data: 07.08.1945
- Autorità ricevente: Ufficio politico Questura di Torino
- Nominativo / Autorità denunciante: Iolanda Barbero e Maria Ioli in Valente
- Tipologia denunciante: civili, parti lese
- Sintesi denuncia: Barbero denuncia di essere stata chiamata a presentarsi al presidio delle SS italiane di Foglizzo verso metà giugno 1944. Al presidio, dove era presente Almasio, le contestarono che dopo il 25 luglio insieme a Maria Valente (Ioli in Valente) aveva cancellato alcune epigrafi fasciste a Foglizzo e che forniva viveri ai partigiani. Per questo la minacciarono di deportazione in Germania, a meno che non pagasse 50.000 lire per mettere tutto a tacere. Le dissero che la stessa minaccia pendeva sulla Valente e che anche lei avrebbe dovuto versare 50.000 lire. Almasio disse che avrebbe fatto arrestare la Valente a Torino dalle SS sue dipendenti. Le due donne chiesero la mediazione di Giuseppe Russo che conosceva il comandante del presidio di Foglizzo, Zamana, e recandosi con lui al presidio ottennero che la somma venisse ridotta a 35.000 lire in due. Al versamento della somma Almasio non era presente.
Ioli denuncia che non appena seppe che le SS di Foglizzo la ricercavano si recò in paese, ma il presidio era vuoto perché il reparto era in rastrellamento. Aspetto finché non li vide tornare. Fra loro c’era Almasio e lei lo sentì vantarsi di aver fatto un buon rastrellamento in cui erano stati uccisi 12 partigiani. Il racconto le fu ripetuto dal tenente Ezio al presidio mentre lei e Barbero versavano i soldi richiesti.

- Tipologia: individuale
- Data: 07.08.1945
- Autorità ricevente: Ufficio politico Questura di Torino
- Nominativo / Autorità denunciante: Antonino Gerardi
- Tipologia denunciante: civile
- Sintesi denuncia: ha incontrato Almasio a Foglizzo; al presidio fascista gli dissero che era tenente delle SS; lo vide armato fermare dei passanti, controllare loro documenti e fare osservazioni a chi non era in regola. Sapeva che faceva da mediatore quando i fascisti chiedevano denaro agli abitanti. Un giorno Gerardi chiese a Almasio se poteva avere indietro il mobilio di suo cognato che i fascisti avevano requisito e Almasio rispose che sarebbe stato venduto all’asta, che lui lo avrebbe acquistato e glielo avrebbe rivenduto.

- Tipologia: individuale
- Data: 18.08.1945
- Autorità ricevente: Ufficio politico Questura di Torino
- Nominativo / Autorità denunciante: Emilia Lattanzi
- Tipologia denunciante: civile, parte lesa
- Sintesi denuncia: è stata arrestata il 15 giugno da fascisti repubblicani del presidio di Foglizzo perché accusata di essere antifascista e di essere in possesso di armi. La casa è stata perquisita. Lattanzi è stata portata al castello di Foglizzo, sede del presidio, in camera di sicurezza dove era presente Almasio; sapendo che era tenente delle SS italiane, Lattanzi gli ha chiesto se poteva aiutarla. Lui ha risposto che non la conosceva e ha detto al tenente Enzo di non avere pietà, che i fascisti non devono avere pietà per nessuno.

- Tipologia: collettiva
- Data: 22.08.1945
- Autorità ricevente: Procura della Repubblica di Torino
- Nominativo / Autorità denunciante: Questura di Torino
- Tipologia denunciante: autorità italiana
- Sintesi denuncia: denunciato come appartenente alla BN di Chiavari (GE), denunciato da più persone e arrestato; si allegano le denunce individuali.

Arresto:
- Data e luogo: 05.08.1945, Torino
- Autorità procedente: PS

Imputazioni: collaborazionismo politico art. 58 cpmg; altro delitto artt. 110-625 cp

Descrizione: accusato di collaborazionismo come fascista repubblicano per aver collaborato spontaneamente con la polizia nazifascista e svolto attività tendente alla persecuzione di partecipanti al movimento di liberazione anche mediante interrogatori di arrestati politici mentre erano sottoposti a percosse e minacce; per aver segnalato Iolanda Barbero e Maria Valente come favoreggiatrici dei partigiani, costringendole così a pagare una somma di denaro per evitare la deportazione in Germania; per aver partecipato a operazioni di rastrellamento; accusato di aver approfittato della situazione creata dal fascismo e, in concorso con membri non identificati del presidio militare nazifascista, di aver costretto Sergio Bert a fermare l’ attività del suo laboratorio e a consegnarli delle merci dietro minaccia di denuncia come favoreggiatore di partigiani, e di essersi procurato un ingiusto profitto con la vendita delle merci.

Posizione processuale: detenuto, costituito in giudizio

Difesa: Avv. Giuseppe Barberi (d’ufficio)

Esito della sentenza:
- Condanna: collaborazionismo politico art. 58 cpmg; condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione, di cui 5 anni condonati per applicazione amnistia Togliatti.

- Sanzioni accessorie: interdizione dai pubblici uffici; pagamento spese legali

- Attenuanti: generiche ex art. 62 bis cp

- Motivazioni della sentenza: la Corte esclude dall’accertamento delle responsabilità di Almasio i fatti relativi agli arresti, alle minacce, alle percosse, la partecipazione a interrogatori e a rastrellamenti perché rientrano nell’amnistia del 22.06.1946. Si concentra solo sull’accertamento delle responsabilità di Almasio per l’estorsione a danno di Ioli, Barbero e Bert, reato escluso dal beneficio di amnistia. Tuttavia la Corte riunisce le due imputazioni in una sola: collaborazionismo politico, perché se anche l’estorsione è compiuta a scopo di lucro personale, l’intenzione è quella di aiutare il tedesco invasore. La Corte ritiene Almasio responsabile della segnalazione di Barbero e Ioli e dell’estorsione a loro danno perché il fermo delle due donne avvenne immediatamente dopo l’arrivo del presidio di SS italiane a Foglizzo ed era quindi necessario che ci fosse qualcuno a informarli sulle persone benestanti del paese e questo informatore non può essere che Almasio. È ininfluente la sua assenza al momento della richiesta del denaro e al momento del versamento della somma da parte delle due donne perché Almasio e i suoi complici si presentavano ora l’uno ora l’altro per ricattare le vittime. Per quanto riguarda Bert fu proprio Almasio a chiedere i soldi per mettere a tacere l’accusa di favoreggiamento dei renitenti. Non possono essere stati i Bert a offrire la merce in cambio del ritiro della denuncia, come afferma Almasio, perché altrimenti non avrebbero chiesto l’intervento del comando tedesco. Fu Almasio a vendere la merce e a incassare i soldi e a chiedere ai Bert la dichiarazione in cui si diceva che né lui né i componenti del presidio di Foglizzo avevano ricevuto compensi. La Corte ritiene che Almasio e i membri del presidio fossero complici nel voler sfruttare il collaborazionismo con i tedeschi anche a scopo di lucro personale. La Corte ritiene inapplicabili le attenuanti ex art. 114 cp perché la sua partecipazione all’estorsione nei confronti di Barbero e Ioli è stata di precipua importanza. Ritiene invece di riconoscere le attenuanti generiche ex art. 62 bis cp per le condizioni della famiglia di Almasio che possono aver contribuito a fargli commettere i reati.

Impugnazioni/Giudizio di rinvio:
- Ricorso avanti Corte di Cassazione di Roma
Data: 17.07.1946
Promosso da: Giuseppe Almasio, Avv. Giuseppe Barberi
- Sintesi dei motivi di impugnazione: violazione art. 58 cmpg perché la sentenza è contraddittoria e priva di motivazione e perché le conclusioni della Corte si basano su supposizioni e non su prove accertate; nel caso di Barbero e Ioli in Valente non fu Almasio ma il tenente Ezio a ricattare le due donne; non è provato che il fermo sia avvenuto subito dopo l’arrivo del presidio; non è provato che Almasio sia stato il primo a mettersi a disposizione del presidio. Non ci sono prove e fatti accertati nemmeno nel caso di Bert: fu il presidio a arrestare i due uomini suoi dipendenti e a sequestrare i registri della ditta; Almasio intervenne dopo e i Bert gli chiesero di mediare con il comando; il denaro non fu trattenuto da Almasio ma versato al presidio, mentre 5.000 lire andarono ai Bert. Non si capisce come la Corte possa ritenere il fine di lucro personale collaborazionismo politico con i tedeschi. L’intervento di Almasio per far liberare due renitenti arrestati dal presidio SS italiane di Foglizzo non è reato di collaborazionismo con i tedeschi, ma è un atto contrario ai disegni politici dei tedeschi. La somma pagata non va a favore dei tedeschi, ma per sostenere un’azione a loro contraria. Non vi è inoltre la prova che Almasio abbia trattenuto per sé i soldi.
Violazione art. 133 cp per non aver tenuto conto di condizioni soggettive dell’imputato (personalità e condizioni familiari ed economiche), della gravità del danno e della intensità del dolo (fascista convinto che non partecipò a rastrellamenti, non arrestò ecc.).
Violazione art. 114 cp perché sia nel caso di Barbero e Ioli che in quello di Bert la partecipazione di Almasio non fu fondamentale, bensì minima o di mero esecutore di ordini altrui.
Applicazione amnistia Togliatti: applicazione della preclusione dello scopo di lucro per non applicare l’amnistia, ma lo scopo di lucro non vi fu né nel caso di Bert né in quello di Barbero e Ioli.

- Sentenza Corte di Cassazione:
Data: 16.06.1947
Esito: rigetto
Sintesi della sentenza: mancano le motivazioni; condanna al pagamento delle spese legali.

Esecuzione della pena:
- Carcerazione preventiva: dal 05.08.1945 al 16.07.1946

- Pena:
Data inizio detenzione: 17.07.1946
Data scarcerazione: 17.06.1947 (fine pena)
Durata prevista della detenzione: 6 anni e 8 mesi, di cui 5 anni condonati
Durata effettiva della detenzione: 11 mesi

- Provvedimenti di clemenza: amnistia Togliatti

16/07/1946
Collocazione archivistica del fascicolo processuale: ASTO, Sezioni Riunite, Corte d’Assise di Torino - Sezione Speciale, Fascicoli processuali, mazzo 250. Collocazione archivistica in Istoreto: fondo "Sentenze della magistratura piemontese (1945-1960)".

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Relazioni con altri documenti e biografie




Mira Roberta 13/02/2023
Colombini Chiara 13/02/2023
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Come citare questa fonte. Processo contro Almasio Giuseppe (RG. N. 27/1946)  in Archivio Istoreto, fondo Processi Corti d'Assise Straordinarie del Piemonte e della Valle d'Aosta [IT-C00-FA17678]
Ultimo aggiornamento: sabato 19/12/2020