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Intervista a Rodolfo Sacco
Si tratta dell'intervista registrata a Torino il 21 ottobre 2008. Il testimone racconta la sua storia con particolare attenzione alla propria partecipazione alla guerra di liberazione in Val Chisone.
Da Fossano si trasferisce a Torino. Da ragazzo seguì suo fratello Giorgio ed Ettore Sisto a Cumiana con formazione di Silvio Geuna. Reclutamento con l’Azione Cattolica. Durante un processo di trasformazione della banda in attivismo non aggressivo, egli assieme a suo fratello, Ettore Sisto, Giuseppe Reviglio, Mario Costa e Tito Dumontel seguirono Gianni Daghero detto il Lupo a Balsiglia. Fece parte di una pattuglia, la quale si riferiva a Eugenio Juvenal, assieme a Mimmo Ferrera, Gilberto Dallangelo, Ettore Sisto e Giorgio Sacco. Dopo il grande rastrellamento tra luglio e agosto dovette disturbare le retrovie degli avversari e rimanere poi in pianura. Qui si stabilirono a Cantalupa, dove Rodolfo divenne prima comandante di distaccamento e, a seguito dela morte di Juvenal e Ferrera, divenne comandante ad interim. Il 25 febbraio tornarono in Val Chisone: da Col du Fer, poi sopra Chambons, sopra a Porrières e infine al Gran Dubbione. Con la fine della guerra venne nominato cittadino onorario di Cantalupa. Vi fu un aumento dei partecipanti così importante che Marcellin suggerì di rifare le elezioni. Raccontò inoltre delle varie fughe di suo fratello Giorgio Sacco: una da un treno diretto a Mauthausen, una seconda dal carcere militare di Milano e una terza dal carcere di Pinerolo in accordo con un ufficiale di Picchetto. Rodolfo parlò anche della propria fuga anche questa dal carcere di Pinerolo, dove fuggì con altri prigionieri verso Cantalupa. Alla liberazione tornò a Pinerolo il 29 aprile, ma tornò a Torino il 10 giugno. Infine parlò di due staffette: Livia Savorgnan D’Osoppo, sorella del caduto Volcherio detto Volchi; e di Cristina Airoldi.
21/10/2008;
Trascrizione (1,36 m): Io non sono mai entrato nella Resistenza, mio padre non aveva la tessera del fascio… una circostanza preliminare che consente di vedere le cose nelle dimensioni. Il suo sforzo pedagogico, curiosamente, fu quello di… proibirci di essere… faziosi… (verso di un cane) disequilibrati nell’atteggiamento che istintivamente era critico nei confronti del potere, delle idee, della pratica. Ci proibì sempre di essere faziosi, ci esortò sempre a giudicare con imparzialità ciò che vedevamo…. Comunque, era chiaro come simpatie politiche non avevamo nostalgie e avevamo molto forte il senso del patriottismo…. Ormai l’Italia aveva concluso l’armistizio con gli Alleati che apparivano tanto più simpatici degli alleati di ieri, non c’era dubbio che per nessuna ragione avremmo collaborato con l’invasore. Non c’era un motivo da cercare, era del tutto evidente.
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Sacco Rodolfo;
Torino
Barbara Berruti, Luciano Boccalatte, Andrea D'Arrigo
Fabiana Antonioli, Barbara Berruti, Andrea D'Arrigo
Fabiana Antonioli
Provincia di Torino - Consiglio Provinciale; Comune di Perosa Argentina
40m
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2009
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1
Buono