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CARTACEO: "Le 'case basse' spianate dai bulldozer. 440 inquilini accolti in alloggi civili", «La Stampa», 29 marzo 1962

Posizione nella struttura d'archivio

C00/00352/03/00/00005/000/0010
"Le 'case basse' spianate dai bulldozer. 440 inquilini accolti in alloggi civili", «La Stampa», 29 marzo 1962
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "Le 'case basse' spianate dai bulldozer. 440 inquilini accolti in alloggi civili", pubblicato in «La Stampa», 29 marzo 1962.
Aria nuova in via Tripoli 82. Qui, fino a ieri mattina, esistevano le cosiddette "case basse", quattro lunghe costruzioni, a piano unico, decrepite e squallide, che ospitavano una cinquantina di famiglie. Alle 11,00 è entrato in funzione un potente bulldozzer, che ha smantellato il primo capannone; un altro è stato abbattuto nel pomeriggio; i rimanenti crolleranno stamani.
Il merito di questo salutare provvedimento va al Comune che è proprietario dell'area e degli edifici. A differenza di quanto si è fatto a Roma, dove il Municipio ha abbattuto le baracche a ridosso dell'acquedotto romano senza trovare una sistemazione agli sventurati che le abitavano, il Comune di Torino ha deciso l'abbattimento dopo avere assegnato a ogni famiglia un moderno e confortevole alloggio nel quartiere delle Vallette. Ha inoltre messo a disposizione sette autocarri ed ha affidato a un'impresa di traslochi l'incarico di trasferire le masserizie.
La stessa operazione è stata fatta nelle "case basse" di via Maddalene, a Regio Parco, dove vivevano 27 famiglie con 120 persone. Qui, l'impresa incaricata della demolizione ha già provveduto a portare via i rottami, tanto che nell'area non resta nessuna traccia del povero mondo che per tanti vi ha vissuto. Le "case basse" di via delle Maddalene e di via Tripoli, vennero costruite nel 1917 quali abitazioni provvisorie per i profughi della prima guerra mondiale. Finito il conflitto quasi tutti se ne tornarono a casa, ma altri sventurati presero il loro posto. Da allora centinaia di famiglie si sono succedute nelle squallide stanze, che sono servite come punto di partenza a tanti immigrati verso una casa più decorosa. Dei 48 nuclei familiari che vivevano in via Tripoli con un complesso di 320 persone, due erano piemontesi, tre veneti e tutti gli altri meridionali.
Dal febbraio del 1946, la gestione delle "case basse", passò all'Ente Comunale di Assistenza al quale gli ospiti avrebbero dovuto corrispondere l'affitto. Ma, nonostante le quote irrisorie, molti non riuscivano a pagare. Ultimamente gli affitti erano: 600 lire al mese per una camere, 1.200 per due; 27 lire al kilowatt la luce. Le 48 famiglie di via Tripoli disponevano di 14 gabinetti, e le 27 famiglie di via delle Maddalene di 8. Anche l'acqua era in comune, come i topi che scorrazzavano di alloggio in alloggio attraverso le porte sgangherate.
Le situazione di questi nuclei familiari si assomigliavano tutte, perché ovunque si trova miseria.
Facciamo qualche esempio: Michela Ancona, vedova Cala, ventenne, vedova e madre di tre bambini. Venne da Siracusa con il marito nel luglio scorso. Francesco Cala, di 33 anni, faceva il barbiere, ma a Torino volle tentare altri mestieri. Lavorò un po' come manovale e poi come aiuto tubista. Con questa qualifica fu assunto, il 20 dicembre scorso, dalla ditta Sacco, che svolgeva lavori in appalto alla Pirelli. Quella stessa sera, uscendo dal lavoro, fu travolto e ucciso da un'automobile. La moglie attendeva il terzo figlio che è nato il 10 febbraio scorso.
Pietro Pizzo, 50 anni, immigrato sette anni fa da Roma. Ha moglie e tre figli piccoli (due maggiorenni sono fuori casa): con loro vive anche una cognata. Faceva il fuochista presso una cooperativa che lavora a Porta Nuova, ma qualche mese fa si fratturò una spalla cadendo da una locomotiva e ora non è più in grado di continuare. Resta in casa a guadagnarsi qualche soldo come ciabattino.
Giacomo Sgaramello, 40 anni, manovale disoccupato, padre di 9 figli dei quali uno solo, il maggiore diciottenne, lavora e guadagna 5.500 lire alla settimana. La famiglia è immigrata da Cerignola (Foggia) nel 1958. "Come fate a tirare avanti?" Sgaramella risponde: "Ci arrangiamo, riesco sempre a portare a casa un piatto di minestra per i miei figli." La moglie aggiunge: "Non abbiamo mai mancato di pagare l'affitto, e pagheremo anche quello della casa nuova".
Le case delle Vallette, gestite dall'Istituto delle Case Popolari, sono edifici moderni. Gli alloggi vanno da un minimo di due camere, ingresso, cucina e bagno, a un massimo di cinque con ingresso, cucina e bagno. Riscaldamento e ascensore. L'affitto varia dalle 6 alle 10 mila lire al mese. L'area di via Tripoli 82 verrà in parte ceduta alla Stipel per una permuta e in parte ospiterà una scuola prefabbricata: un'altra scuola dovrebbe sorgere sull'area di via delle Maddalene. Il 4 aprile prossimo, altre 48 famiglie delle 244 che ora risiedono nelle Casermette di Borgo San Paolo, verranno sistemate alle Vallette. Al loro posto subentreranno famiglie che ora vivono nei dormitori pubblici e non hanno casa. Poi verrà affrontato il problema delle Casermette di Borgo San Paolo, destinate a scomparire come le "case basse" e le "bidonville". Per risanare i quartiere dalla miseria, non basta abbattere le baracche: bisogna dare una casa agli abitanti.
29/03/1962;


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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019