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SONORO: Cristina Bosco

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Cristina Bosco
Intervista a Cristina Bosco del 21/05/1990.
L'intervistata racconta di come rimase a Torino con le sue due figlie durante tutta la seconda guerra mondiale. Suo marito era un dentista e venne mandato in Grecia, poi tornato presto poiché malato. Parla dei bombardamenti e di come vennero usati i rifugi. L'ultimo di questi fu il 13 luglio 1944 e le fece crollare la casa. Andò da una sua amica a Testona, finché non trovò un appartamento in cui sistemarsi. Racconta del primo bombardamento a Torino e di come uscì di casa a guardarlo.
Continua parlando della condizione delle donne durante la guerra e di come fu a conoscenza delle condizioni degli ebrei, avendone avuti parecchi come amici.
Durante il 25 luglio, quando cadde Mussolini, vide le sue statue abbattute. Durante la Liberazione vide gli impiccati e ricorda molte atrocità. Spiega le differenze che ci furono tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale riguardo lo sfollamento e sulle restrizioni.
Accenna ai cortei fatti durante la Dichiarazione di Guerra e durante l'8 settembre e a Radio Londra. Parla anche dei problemi economici che ebbe dopo la guerra. Riflette sulla condizione di libertà delle ragazze durante il secondo dopoguerra. Accenna al voto alle donne nel 1946.
Infine racconta di quando si sposò con suo marito e del rapporto che ebbe con la sua famiglia.
21/05/1990;
La registrazione si sviluppa in due audio-cassette, contrassegnata Db7 e Db7b
Trascrizione fino 00.02.02 (legenda: A.M: Anna Maria Bruzzone e C: Cristina Bosco):
C: Non sono stata sfollata, perché… mio marito ha continuato, facendo il dentista, ha continuato a lavorare, finché non è stato richiamato. È stato richiamato e… è partito per la Grecia e… io sono rimasta qui, ancora.
A.M: E lei non abitava in questa zona.
C: No, io abitavo in via Arsenale dove è crollato tutto l'isolato dell'istituto tecnico e tutto così. Io praticamente sono rimasta con le mie due bambine, andavamo nei rifugi alla sera e tutto.
A.M: Ma il rifugio, scusi, era uno scantinato, oppure era…
C: Era uno scantinato, era uno scantinato, molto abbastanza bello, un infernotto come si dice della casa, insomma andavamo lì sotto.
A.M: Ed era stato rinforzato, no?
C: Sì, insomma… insomma… accontentandosi certo.
A.M: Sì, certo, era la gente della casa che andava lì.
C: Sì, sì, sì, si andava [] e poi dopo, per grazia di dio… mio marito è tornato, tornato perché lui era in Grecia, era in un ospedale da campo… dentista in un ospedale da campo. Poi per disgrazia o per fortuna si è ammalato ed è rientrato. È rientrato e [] sfollati, non siamo sfollati perché lui ha continuato a lavorare allo studio [] qualche volta andavamo fuori alla sera a dormire a Testona.
A.M: Per dormire un po' in pace.
C: Ecco, per dormire un po' in pace, siamo andati tre e le due volte al rifugio. Ci avevano gentilmente ospitati le suore domenicane, eravamo in una camera, un freddo cane, ma insomma ci accontentavamo. Poi il 13 luglio è crollata la casa.
A.M: In che anno?
C: Nel '44, proprio l'ultimo bombardamento, proprio tremendo che c'è stato. Per fortuna che mio marito era qua, noi ci siamo trovati alle cinque del mattino con la casa sulla testa.
A.M: Ah, quindi chiusi sotto nel rifugio?
C: Sì, eravamo in diciannove e allora…
A.M: Con le bambine.
C: Sì, una di dodici e l'altra di tredici anni… eh… caduta sta bomba e, allora, abbiamo aspettato molto che i dilatasse questo fumo. È venuto come una nube. È una nube biancastra, proprio stranissima.

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intervista


A.M. Bruzzone
Torino 46 m
Italiano
audiocassetta 2 Buono
2

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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019