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CARTACEO: "I comunisti difendono Trieste?", «Gazzetta d'Asti», 15 ottobre 1954

Posizione nella struttura d'archivio

C00/00352/03/00/00002/000/0007
"I comunisti difendono Trieste?", «Gazzetta d'Asti», 15 ottobre 1954
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "I comunisti difendono Trieste?" pubblicato in «Gazzetta d'Asti» del 15 ottobre 1954.
Per Togliatti, Trieste era un problema superato fin dal 1935, quando in una riunione del Comintern tenutasi a Mosca, l'odierno capo del PCI disse: "i comunisti italiani sono disposti a trattare con i comunisti jugoslavi sulla base della cessione di Trieste alla Jugoslavia, se questi si impegnano a collaborare per l'abbattimento del regime fascista (Dalla rivista "Lo stato Operaio", Mosca, 1935).
Del resto, non soltanto Trieste era disposti a dare il "patriota" Togliatti; nel periodo della Resistenza, infatti, i comunisti italiani riconobbero la sovranità jugoslava su tutto il Friuli (il partigiano Bolla venne ucciso sulle maglie di Porzus perché questo riconoscimento non aveva voluto fare).
Nella primavera del 1945, quando le truppe di Tito entrarono a Trieste, Togliatti mandò a nome del suo partito un messaggio ai triestini, nel quale è detto, tra l'altro: "Lavoratori di Trieste, nel momento in cui ci giunge notizia che le truppe di Tito sono entrate nella vostra città, inviamo a voi lavoratori di Trieste, il nostro fraterno saluto. Il vostro dovere è di accogliere le truppe di Tito come truppe liberatrici."
Il problema, per i comunisti, era già da allora bello che risolto: sarebbe bastato rendere l'occupazione di Tito da provvisoria a permanente. Infatti «Il Lavoratore», organo del PCI della Regione Giulia, pubblica di lì a poco, sull'intera prima pagina, una "risoluzione" nella quale viene indicata la "soluzione marxista-leninista del problema nazionale", cioè:
"Trieste deve essere annessa alla Jugoslavia democratica e federativa". Si noti: a) Che la regione Giulia comprende non solo il territorio di Trieste e nemmeno tutto quello che sarà poi il Territorio Libero di Trieste, ma tutta la Venezia Giulia; 2) che la risoluzione di cui sopra è stata firmata, in qualità di membro del comitato direttivo del PC giuliano, anche da quel compagno Vidali che oggi osa girare per l'Italia facendo il patriota triestino.
Ma andiamo avanti. Togliatti, mentre erano in corso delicate trattative cui partecipava il governo legittimo del nostro paese, un bel giorno si reca a Belgrado, si vede con Tito, e al ritorno annuncia trionfante sulle colonne de l'Unità: "Il Maresciallo Tito mi ha dichiarato di essere disposto a consentire che Trieste appartenga all'Italia, qualora l'Italia consenta a lasciare alla Jugoslavia Gorizia, città che è in prevalenza slava. "Questo vergognoso baratto, a detta de l'Unità, del 12 novembre del 1947, non solo era "altamente democratico", ma anche convenzionale per l'Italia. (Adesso invece non è più convenzionale avere Trieste e la zona A senza cedere per questo non diciamo Gorizia, ma un solo metro del territorio su cui vige la sovranità italiana). Viene dal Lussemburgo la proposta di costituire un Territorio libero di Trieste? Ecco i comunisti respingerla sdegnosamente perché "una simile soluzione non significa altro che un paradosso economico, un'ingiustizia verso la popolazione slava e quella italiana". (Dalla risoluzione votata dal Fronte popolare comunista di Trieste). Quando però Tito, scomunicato dal Cominform, diventa una "serpe rognosa", ecco i comunisti sollecitare la nomina del governatore dello Stato Libero di Trieste e coprire d'insulti perfino la dichiarazione Tripartita che i governi degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia, fecero il 20 marzo 1948 sull'italianità di Trieste.
Insomma, l'unica coerenza che i comunisti hanno mostrato - dal 1944 ad oggi - per quanto riguarda la sorte di Trieste come per tutte le altre questioni, è la passiva obbedienza ai voleri di Mosca. Non sono perciò essi i più indicati ad avanzar critiche o a ostentare sdegni oggi che l'Italia ritorna a Trieste. Devono anzi avere, per i loro tristi precedenti, il pudore di tacere. Seppure riescono a non arrossire per la vergogna.
15/10/1954;


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Miletto Enrico 01/12/2009
Pischedda Carlo 01/12/2009
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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019