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CARTACEO: "Trieste è tornata all'Italia", «Gazzetta d'Asti», 8 ottobre 1954

Posizione nella struttura d'archivio

C00/00352/03/00/00002/000/0006
"Trieste è tornata all'Italia", «Gazzetta d'Asti», 8 ottobre 1954
Riproduzione dattiloscritta dell'articolo "Trieste è tornata all'Italia", pubblicato sul settimanale cattolico «Gazzetta d'Asti» l' 8 ottobre 1954.
A Londra nella residenza del ministro degli esteri inglese Antony Eden, è stato firmato martedì 5 ottobre alle ore 12, 16 l'accordo italo-jugoslavo su Trieste. Hanno messo la loro firma al documento gli ambasciatori Brusio per l'Italia, e Valebit per la Jugoslavia, e due diplomatici per l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Nello stesso giorno, in seduta straordinaria e affollatissima, il presidente del consiglio, on. Mario Scelba, ne ha dato l'annunzio al senato con un sobrio e realistico discorso che ha riscosso vivissimi applausi. Solo i socialcomunisti non hanno applaudito, sottraendosi alla gioia di tutta l'Italia: ma quelli sono italiani? Dopo l'annunzio della firma dell'accordo e un omaggio caloroso ai rappresentanti di Trieste, presenti in aula e fatti oggetto di una calorosa manifestazione, di simpatia, l'on. Scelba ha esposto il contenuto dell'accordo con queste parole:
"Gli aspetti principali possono essere così riepilogati:
1) Il preambolo sottolinea come essendo risultato impossibile tradurre in atto le clausole del trattato di pace relativo al Territorio Libero di Trieste, i quattro governi più direttamente interessati, e cioè il governo italiano, jugoslavo, inglese e nord americano, si siano consultati e si siano addivenuti nella determinazione di adottare le misure pratiche necessarie per risolvere tale insoddisfacente situazione. Si tratta dunque di una sistemazione pratica e di fatto, il cui carattere provvisorio risulta del resto non solo da questa impostazione iniziale, ma dall'insieme degli accordi e dalla loro stessa terminologia.
2) Si stabiliscono: la cessazione dei governi militari esistenti nelle due zone; il ritiro delle truppe anglo americane; l'estensione delle amministrazioni civili dell'Italia e della Jugoslavia nelle zone attualmente sottoposte ai governi militari. Desidero precisare a questo riguardo che le forze anglo-americane lasceranno la zona A e saranno sostituite dalle truppe italiane entro un periodo di tre o quattro settimane al massimo.
3) Vengono chiaramente definiti il carattere le funzioni del porto di Trieste. Porto libero, secondo le sue tradizioni e i suoi stessi interessi, ma nell'ambito esclusivo delle leggi italiane, senza ipoteche, controlli o ingerenze straniere.
4) Una serie di provvidenza disciplinerà i rapporti fra le due zone amministrate da Italia e Jugoslavia.
Vengo ora ad un documento che considero basilare e dalla cui esecuzione saranno largamente condizionati i rapporti italo-jugoslavi. Intendo riferirmi allo statuto speciale per i gruppi etnici, allegato al memorandum di intesa. Lo statuto speciale consta di due parti. La prima riguarda la tutela delle persone, si fonda sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, votata dall'assemblea della Nazioni Unite il 1 dicembre 1948, e mira in tal modo ad assicurare:
1) il godimento della libertà individuale 8art. 3 della predetta dichiarazione)
2) l'inviolabilità del domicilio e della corrispondenza (art. 13)
3) il diritto di proprietà e di libero movimento (art. 13) e le garanzie giurisdizionali
4) la libertà di pensiero, coscienza, parola, riunione e di culto (art. 19 e 20)
La seconda parte dello statuto si ispira ai principi da noi applicati in altre regioni mistilingui, ma tiene conto del preponderante carattere italiano del territorio. Essa è intesa a tutelare il libero svolgimento delle attività proprie dei due gruppi etnici conviventi nelle due zone, regolando la materia scolastica, le istituzioni culturali, e l'uso della lingua.
Ho lasciato per l'ultimo l'esame degli aspetti territoriali legati all'accordo perché ritengo che una valutazione di essi non possa effettuarsi se non avendo ben chiaro in mente il complesso delle intese raggiunte. Queste prevedono la modifica di un tratto della linea di demarcazione fra le due zone, compreso tra il litorale e la valle dell'Ospo, dell'ampiezza media di circa un chilometro e per una superficie totale di circa nove chilometri quadrati. In base a tale modifica alcune frazioni di due comuni della Zona A popolate quasi esclusivamente da sloveni, passano sotto l'amministrazione jugoslava.
Verrei meno ad un preciso dovere di coscienza e di sincerità se non dicessi con tutta franchezza che questa rettifica ci ha profondamente addolorato".
In seguito il presidente del consiglio spiegava come il governo si sia indotto a ad accettare tali richieste territoriali - ridotte al minimo dalle lunghe trattative - e come tale accordo, sia pure in parte doloroso, fosse necessario per aprire nuove prospettive di pace tra Italia e Jugoslavia e per l'Occidente in genere. Tali dichiarazioni furono accolte ancora da calorosi e prolungati applausi.
Nel primo pomeriggio a Trieste la folla si riversava in piazza dell'Unità, dove ha assistito commossa all'innalzarsi delle bandiere italiane, ed ha applaudito ad un fervido discorso dell'Assessore anziano del comune (il sindaco Batoli era ammalato).
L'esultanza di Trieste si è diffusa in tutta Italia: il 5 ottobre del 1954, resterà per la nostra patria un giorno memorando. Il giorno della seconda redenzione della italianissima città di san Giusto.
08/10/1954;


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Miletto Enrico 01/12/2009
Pischedda Carlo 01/12/2009
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Ultimo aggiornamento: mercoledì 30/1/2019